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Il Quittersday, ovvero il giorno in cui finiscono i nostri propositi per il nuovo anno.

  • afigul
  • 11 gen
  • Tempo di lettura: 2 min

Secondo un articolo di Sylvie Rühmann, il secondo venerdì di gennaio viene simbolicamente dichiarato il Quittersday, quando la maggior parte dei buoni propositi per l'anno nuovo vengono nuovamente buttati a mare.


Perché mai? Come per molte altre domande, non esiste una spiegazione univoca.


Forse i nostri obiettivi sono troppo alti, troppo ideali, troppi allo stesso tempo. Forse non teniamo conto delle nostre dinamiche relazionali, del nostro contesto sociale e professionale o semplicemente non vogliamo accettarci per come siamo e per come le nostre possibilità ci permettono di essere.


È incredibile che alcune persone inizino il nuovo anno sempre con le stesse aspettative (perdere peso, mangiare sano, fitness, meno online, più cultura...) Un modo sicuro per confermare già all'inizio dell'anno che non ce l'hai fatta di nuovo. Questa è la dinamica di un controscritto (tentativo fallito di adattamento) che fallirà perché non possiamo mantenere il controllo su noi stessi a lungo termine.


Poi ci sono i desideri idealizzati come un nuovo super lavoro, persone fantastiche... e presto ci si ritrova in conflitti, ostacoli inaspettati. Si crea una contraddizione tra realtà e aspirazione, che ci trasforma in persone deluse, arrabbiate, frustrate.


Oppure si può evitare qualsiasi pretesa di sviluppo non assumendo nulla. Questo è certamente un modo di comportarsi. Lo svantaggio è che si rischia la mancanza di strokes, carezze. Chi non si interessa di nulla viene facilmente trascurato.

Perché: la nostra curiosità, creatività e autoefficacia vogliono svilupparsi.


Cosa posso consigliarvi?


Visualizzate i vostri desideri e le qualità che vi piacciono. Sentitevi dentro. Trasformate una di queste immagini in un obiettivo e definitelo in diversi passi misurabili. Riconoscete a voi stessi il merito di ogni passo compiuto verso il vostro obiettivo, anche se piccolo.


Cambiare significa esercitarsi, provare e ripetere. I piccoli passi aumentano il senso di realizzazione, da cui si ricava energia vitale e creativa per il proprio obiettivo e la propria visione.


Un'altra buona opzione è quella di visualizzare se stessi oscillando verso il proprio obiettivo. Si oscilla verso la visione del futuro e si ricade nel passato. Questo oscillare avanti e indietro è un quadro di riferimento diverso che esclude il fallimento. Lo si sa dall'oscillazione. A un certo punto si arriva a uno stato di presente.


Oppure si può fare così: ci si pone un obiettivo quando lo si sente e lo si vuole veramente. Non deve essere necessariamente l'inizio dell'anno, ma il momento in cui ci sentiamo pronti per il n



ostro sviluppo.

 
 
 

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© Annelie Figul

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