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Siete affamati di carezze e affetto?

  • afigul
  • 2 dic 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Carezze (termine dell'analisi transazionale) come bisogno di essere visti, riconosciuti e apprezzati, di essere trattati con gentilezza e amore.

Fame di sentirsi semplicemente amati per quello che sono.


Ho osservato che questa fame viene spinta sempre più nell'ombra. Siamo diventati imbarazzati ad ammettere questi bisogni fondamentali, per non parlare di esprimerli.


Invece, ci sforziamo di attirare l'attenzione indirettamente attraverso le prestazioni o le apparenze esteriori che ci adornano nell'aspettativa di essere particolarmente attraenti. Sommiamo contatti, like e cose simboliche di ogni tipo. Compensiamo anche con il cibo.


Vogliamo essere più bravi, più veloci, più fighi, più in forma, adattarci alle aspettative e allo stesso tempo vogliamo essere speciali e competere per attirare l'attenzione.


E ci stiamo “saziando” attraverso queste strategie?


Piuttosto no, perché la fame rimane finché non sappiamo cosa può davvero soddisfarla.


Quanto meno ci sentiamo sazi, tanto più diventiamo critici e “avari” verso noi stessi e gli altri. La fiducia in noi stessi e negli altri diventa più fragile.


Si innesca così una spirale che ci porta al distacco e a tutti i tipi di giochi psicologici.


Smettiamola, perché non ci porterà al sentirci bene.


Invertiamo invece la dinamica e fidiamoci di noi stessi e dei nostri bisogni che ci indicano la strada.


Cosa vi piace di voi stessi?


Iniziate con delle „carezze“ a voi stessi e condividetele con gli altri.

È così che ci avviciniamo alla nostra vera fame e alla possibilità di soddisfarla.


Essere sazi è una sensazione meravigliosa. Non ci vuole molto.


Abbiamo bisogno di noi stessi come fonte e abbiamo bisogno di persone con cui condividere ciò che è veramente prezioso per noi.


Proprio come i bambini di questa foto, che sono vicini l'uno all'altro, toccandosi, abbracciandosi, condividendo cibo ed emozioni.


“Arpilleristas” è l'opera di un'artista cilena sconosciuta, amorevolmente realizzata con tessuti e fili, che ho scoperto alla Biennale d'Arte di Venezia 2024 e che mi ha ispirato a scrivere questo articolo. Grazie a lei.




 
 
 

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© Annelie Figul

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